Ambasciatori per un giorno. Torna a Roma IMUN, la simulazione dei lavori dell’Onu con i giovani
Fonte: La Repubblica
Tempo di lettura 3 min.
Intelligenza artificiale, il benessere degli animali, lo spionaggio e i diritti dei popoli indigeni tra i temi della nuova edizione. Venerdì la cerimonia conclusiva al Brancaccio
Spionaggio, sabotaggio mediatico, l’impatto dell’intelligenza artificiale sul mercato del lavoro, i diritti dei popolo indigeni, la cooperazione internazionale, il benessere animale per un futuro più sostenibile, le tecnologie più innovative per migliorare il reinserimento dei detenuti, le strategie per la lotta contro il cancro e ancora lo sfruttamento dei migranti nell’agricoltura e nell’edilizia e infine la protezione del patrimonio culturale sottomarino.
Sono questi i temi della nuova edizione dell’Imun, l’Italian model United Nations, la simulazione delle Nazioni Unite più grande del mondo che coinvolge ogni anno migliaia di studenti e studentesse da tutta Italia — Roma inclusa — che vogliono cimentarsi in un’esperienza cooperativa e di formazione sui principali argomenti della politica internazionale. Rigorosamente in inglese.
Ambasciatori per un giorno, insomma. Prima in Italia e poi, chi si distinguerà tra “junior” e “delegate”, a New York a febbraio e a marzo con circa 5mila giovani da tutto il mondo. L’iniziativa è stata lanciata da United Network Europa, organizzazione non governativa ufficialmente associata al Dipartimento per la comunicazione globale delle Nazioni Unite e membro fondatore dello United Nations Global Compact – Italia. Si occupa di didattica innovativa e coinvolge ogni anno nei suoi progetti circa 15mila studenti e studentesse italiani ed esteri, guidandoli alla scoperta del proprio talento. United Network Europa, inoltre, organizza insieme al gruppo Gedi e al quotidiano La Repubblica “Atlante – Italian teacher award”, il premio nazionale insegnanti.
Domani, 26 gennaio, si terrà al teatro Brancaccio la cerimonia conclusiva dopo alcuni giorni di confronti al Palazzetto delle Carte Geografiche. Ma il percorso è stato lungo: gli studenti e le studentesse sono stati inizialmente impegnati in una fase preparatoria, prima di passare a quella operativa di “learning by doing”, dove sono stati effettivamente chiamati a svolgere tutte le attività tipiche della diplomazia. Divisi in “commissioni”, i partecipanti si sono dovuti occupare del cyberterrorismo, dell’intelligenza artificiale nel lavoro, della pace e della sicurezza attraverso la cooperazione internazionale, delle forme contemporanee di schiavitù, dell’utilizzo delle tecnologie nucleari per la lotta al cancro. E domani, in abiti eleganti, dovranno far valere le proprie “risoluzioni”.